mercoledì 30 settembre 2015
Quell’ultima maledetta rampa…
(Ground zero)
Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, occorre tener sempre presente che evitare di salvare una vita umana è il peggior delitto.
(Gianni D’Amico)
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Breve prologo:
A fronte di quanto sto per esporre, mi è doveroso ricordare che: la mattina dell'11 settembre 2001 diciannove affiliati all'organizzazione terroristica di matrice fondamentalista islamica al-Qāida dirottarono quattro voli civili commerciali. I terroristi fecero intenzionalmente schiantare due degli aerei sulle torri nord e sud del World Trade Center di New York, causando poco dopo il collasso di entrambi i grattacieli e conseguenti gravi danni agli edifici vicini. Il terzo aereo di linea venne dirottato contro il Pentagono. Il quarto aereo, diretto contro il Campi- doglio o la Casa Bianca a Washington, si schiantò in un campo vicino Shanksville, nella Contea di Somerset (Pennsylvania), dopo che i passeggeri e i membri dell'equipaggio tentarono, senza riuscirci, di riprendere il controllo del velivolo. Furono più di 90 i paesi che persero i loro cittadini negli attacchi al WTC.
***
Com’è noto a gran parte di quei 18.774 lettori, i miei racconti sono stati tradotti in lingua inglese e spagnola. Di quanto su esposto esprimo la mia elefantiaca gratitudine al Dottor Salvatore Parlagreco titolare e redattore, nel contempo, del noto quotidiano online Sicilia Informazioni che, mercé a questa Sua iniziativa, non poca popolarità mi hanno fatto acquisire in Europa, nelle due Americhe e in molti paesi del Commonwealth.
Una mattina di cinque anni fa, all'incirca, avviato il mio computer e collegatomi a Face Book vedo alcune richieste d’amicizia, fra le quali quella di una donna, sulla trentina, o poco più, proveniente dagli States. Il nome Lisa, molto comune fra le donne americane, poco mi impensierì. Ma il cognome Spadaro non diede spazio a fantasticherie circa la sua origine, facendomi bisbigliare: chista siciliana è…!!!
Devo essere sincero, non esitai un solo istante a concederla la mia amicizia.
Erano le ore 18.00 qui in Italia, mentre in America le 12.00, considerate 6 ore di fuso indietro. Io ero in chat, quando apparve un breve messaggio laddove mi chiedeva se ero registrato su Skype. Le diedi il mio account. Nonostante non sapesse una sola parola della lingua di Dante, mi fece una bella impressione. Pochi preamboli e passò subito al punto cruciale della questione dicendo che aveva letto uno dei miei racconti di cui ne era venuta a conoscenza, alcuni anni indietro, per il tramite di papà suo.
Non vi nascondo che percepii il mio ego gongolare.
Mi parlò, non poco, dei suoi antenati, provenivano da Piana dei Greci, paesino in provincia di Palermo. Alcuni giorno dopo, avendole chiesto se era sposata ed aveva avuto dei figli, vidi i suoi occhi gonfiarsi di lacrime. Tacemmo per alcuni secondi. Poi dopo aver preso fiato mi fece un breve cenno di Eddy, suo marito, padre dei loro tre bambini, perito tragica- mente nel crollo della prima torre gemella. L’ascoltavo con vivo coinvolgimento. Quella tremenda storia non poco mi commosse. Ma prima che chiudessimo il nostro collegamento ci demmo garanzia di rincontrarci, quanto prima, sullo stesso software.
Per quel senso di buona educazione e, soprattutto, per non sconfinare nell’invadenza, nessuno dei due prese l’iniziativa di chiamar l’altro. Infine fu colui che scrive che, approfittando della data ricorrente il suo compleanno, le inoltrò un fascio di rose.
Era ancor più bella quel giorno, aveva cambiato look. I capelli ben curati, tagliati corti, mettevano in risalto il contorno del suo minuto viso. E mentre scostava la sedia dalla sua scrivania, ebbi modo di posare lo sguardo sul suo fondo schiena. Il suo generoso davanzale, non poco mi distrasse…2
Volle sapere di me, non molto in effetti. Orgogliosa del proprio marito, non esitò a mostrarmi alcune foto in tenuta sportiva da baseball nel ruolo di battitore Un quarantenne, all’incirca, dal torace possente e con delle braccia da spezzare il collo ad un bisonte.
Le chiesi l’autorizzazione a poter narrare questo tragico episodio. Acconsentì asserendo che era questa la, vera, ragione per cui ero stato incontrato. Nondimeno mi pregava li lasciar trascorrere, come minimo, un quinquennio affinché la ferita si cicatrizzasse.
Dandole garanzia sulla mia parola di gentiluomo, pochi giorni dopo abbandonò Skype e Facebook. Non si è fatta più viva e, mea culpa, non sono più in possesso del suo indirizzo @
***
Eddy, abbandonato lo sport che, in poco meno di un decennio, lo aveva reso economicamente agiato, aveva investito i suoi capitali presso una grande società di assicurazioni statunitense con sede a New York.
Quella mattina dell’11settembre, era applicato alla selezione di alcuni fascicoli di pertinenza ad una delle loro filiali. E, come d’abitudine, non disdegnava le sue ricche libagioni di caffè, mentre dal suo cellulare dava un ulteriore saluto a Lisa. Ma proprio quella mattina un crescente, assordante, rumore proveniente dalla parte opposta alle grandi vetrate lo fece trasalire. Alla vista di un grande aereo che puntava il muso alcuni piani sopra il suo, la tazza gli cadde dalla mano.
«Che cos’è questo strano rumore!?» chiese la moglie.
«Un pilota più pazzo che ubriaco, se non si sbriga a tirare la cloche e far riprendere quota al suo aereo, finirà per schiantarsi contro …» non fece in tempo a finire la frase che la deflagrazione fu talmente assordante da perforare i timpani di un uomo distante miglia. Il cherosene in meno che si dica prese fuoco invadendo le parti sia soprastanti che sottostanti il gigantesco edificio.
Eddy diede inizio alla sua folle corsa verso i piani sottostanti. Ogni rampa di scala costituita da 25 gradini la scavalcava con un solo balzo e, lasciatemi dire, con la modulazione di una battuta musicale. Un lemure del Madagascar, forse, non avrebbe potuto far meglio. Ma il 68° piano segnò il suo destino. Scivolò sul fuligginoso ballatoio stramazzando al suolo.3
Raccolse il cellulare venuto, provvidenzialmente, fuori dalla tasca della camicia e diede ascolto a Lisa, la quale implorando il nome della Beata Vergine, urlava:
«Rispondi, Eddy…!!! Rispondi…!! So che sei vivo, odo i tuoi balzi»
Eddy rispose, rassicurandola con riassuntive, quanto incoraggianti, notizie. Rimessosi in piedi decise di togliersi le scarpe. Ma, strano caso, proprio lì udì delle grida di aiuto ovattate, ed un frenetico bussare alle portiere dell’ascensore molto probabile col tacco di una o più scarpe.
Eseguì velocemente un sopralluogo e si accorse che le due enormi portiere erano fuori l’assetto, poiché dissestato era il vano ascensore.
Quella diabolica trappola racchiudeva dalle 30 alle 40 persone. Eddy disse loro di pazientarsi che in qualche modo avrebbe provveduto.
Egli sapeva che al 65° piano vi era un ristorantino francese spesso da lui frequentato. Qualche attrezzo da scasso era sicuro di trovarlo. Corse in cucina. S’impadronì di una robusta mannaia rompi ossa, quattro grandi coltelli e due mattarelli in legno. A parte bastoni di ramazza di limitata utilità, null’altro strumento trovò utile a potere esercitare della leva. Corse verso l’ascensore.
Diede un gran colpo di mannaia al centro delle portiere al fine di creare un vano e far passare i coltelli all’interno. Una volta eseguito questo primo compito occorreva inserire i mattarelli, i quali essendo più lunghi dei coltelli avrebbero esercitato maggior leva. Una sorta di principio di Archimede “datemi un punto d’appoggio e vi sollevo il mondo”
Con non pochi sforzi eseguiti dall’interno da uomini forzuti, ed Eddy dall’esterno, le due portiere incominciarono a cedere. La mannaia inserita di piatto in tutta la sua larghezza, bloccò la chiusura delle portiere, lasciando prender fiato ai nostri audaci soccorritori.
Con ulteriori sforzi esercitati da una dozzina di braccia, riuscirono ad inserire per tutta la sua estensione uno dei mattarelli. 40 centimetri di sbocco sarebbero stati, pressoché, sufficienti a lasciar passare un fisico asciutto. Eddy non si era sbagliato. Dentro quella esecrata “gabbia” vi erano richiuse poco meno di 40 persone. Ma una giovane donna incinta, creò ulteriori difficoltà… Quegli scampati ad una più certa morte da topi, si diedero a gambe levate giù per le scale riuscendo a mettersi in salvo. Ma l’impegno assunto da Eddy, non ebbe fine lì.
Tutto fu poco più che fulmineo.
Facilitato da un giovane volenteroso, si carico sule spalle la giovane donna incinta e riprese lentamente la discesa sui rimanenti 32 piani.
Affidò il cellulare alla giovane puerpera pregandola di attivare il vivavoce,
indi riprese i contatti con Lisa. Poche parole per spiegarle con chi era e quanto accaduto.
«Sei stragrande, Eddy. Lo sei stato sin da ragazzo, quando praticavi del volontariato. Lo sei stato nello sport. Lo sei stato con la tua famiglia, con i tuoi figli, con me. In un mondo di egoisti hai insegnato a tutti quanti noi generosità ed altruismo. Io sono qua, insieme a tante altre persone a poche centinaia di metri dalle Torri, un consistente cordone di poliziotti non ci lasciano venire oltre, don’t give up..!! Ce la farai, ne sono certa…!!! Quanti piani avete da scendere ancora?»
«Non lo sappiamo, non li abbiamo potuti più visionare per causa del polverone e la coltre di fumo che si va sempre più condensando, ma grosso- modo non più di sei, massimo otto».
«Taci! Non sforzarti più di tanto, mi accorgo che hai un po’ d’affanno, se hai qualcosa d’importante da dirmi, lascia parlare Sharon.»
«Quanti piani mancano ancora per raggiungere il livello strada!?»
Chiese Sharon ad un gruppo di vigili del fuoco attrezzati di tutto punto in corsa verso i piani più in alto.
«Gli ultimi quattro. Avete bisogno di aiuto!!?» rispose uno di loro.
«No…!!! Grazie.» replicò Eddy. «Ormai siamo arrivati, grazie al cielo..!!»
Mancava l’ultima rampa. Furono quelle, le estreme parole dette da Eddy.
Si udì la voce angosciata di Lisa, dire:
«My God save their souls…!!» (Mio Dio salva le loro anime)
Da quella distanza, Lisa, aveva visto la torre collassare.
***
Si dice che la morte violenta, in fondo, è meno angosciosa della morte biologica, tuttavia, molte sono quelle storie con tematica catastrofica che finiscono a lieto fine.
Sì…!! Devo darne atto. Eddy Lo Bianco oriundo siciliano, (americano da quattro generazioni) combatté fino all’ultimo istante per salvare delle vite umane. Morì da grande Eroe divenendo un mito.
Ad maiora.
( Gianni D’Amico)
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