martedì 25 maggio 2010
Qualcuno parlò con il proprio angelo custode”
Premessa
Per chi ha avuto modo di conoscerlo nei precedenti racconti di vita e di guerra, non può che confermare che Bartolomeo sia un uomo carismatico, estroverso, duro d’assoggettare e nel contempo prodigo al punto tale da togliersi le scarpe nuove e farne omaggio ad un amico più squattrinato. Ma che sia restio nel voler narrare in prima persona questa non comune “storia” di vita di cui soltanto lui ed il suo angelo custode ne sono protagonisti consapevoli.
Rivelerà di essere stato teste di avvenimenti soprannaturali, casi sorprendenti da esser contemplati ai confini fra lo spirito e la materia. Invaso nella mente e nel cuore da un profondo slancio mistico, si sente quasi autorizzato a renderli noti, e non per accrescere la collana dei suoi racconti, ma per dare un sussulto a quelle persone che, non molto osservanti, mettono in discussione l’esistenza del Divino e dei Suoi Angeli.
Ma chi sono gli Angeli Custodi, ci si chiede spesso, davanti ai quali anche la religione islamica discerne la loro esistenza!
Da trascorse esperienze acquisite mediante le scritture religiose, ed oggi tramite i motori di ricerca, – prendiamone atto – si sa che sono delle creature delicate e invulnerabili, privi di quel declino che spesso caratterizza l’essere umano.
Queste creature sono dotate d’intelligenza e libero arbitrio, provare a corromperle sarebbe un’impresa titanica, anche per Belzebù, principe dei dèmoni.
La caratteristica forma alata e la sublimata bellezza dei loro volti, non sono fantasia artistica, è l’immagine di cui si servono per avvicinarsi nella materia senza spaventarci. Essi si accostano a noi sempre con dolcezza, ed agiscono con amore senza limite, esortandoci a comprendere i nostri errori. Per entrare in contatto con gli Angeli è necessario che si chieda loro di farlo, poiché soltanto loro possono stabilire il contatto.
Accade a volte che si rivelino senza che noi lo chiediamo, ma ciò avviene in momenti molto infausti. È da lì, difatti, che sopraggiungono per darci dei segnali fisici, quelli che noi chiamiamo prodigi o miracoli, se preferiamo.
A quel punto se abbiamo dei dubbi sulla loro esistenza verremo a creare dei muri invalicabili.
Non aspettiamoci nulla di evidente o spettacolare, almeno all’inizio, poiché il loro scopo non è quello di stupirci con dei fenomeni paranormali. Il loro scopo è avvicinarci a Dio. Il proferire la frase “sia fatta la vostra volontà” non è una sottomissione, ma un atto di piena fiducia verso loro. Infatti, la volontà degli Angeli verso di noi, è amore, armonia e ricchezza d’animo.
Siamo in tanti a pensare che il luogo dove abitano gli Angeli sia il Cielo. Gli Angeli vivono anche in Cielo, ma soprattutto vivono in terra accanto all'uomo, per preservarlo dal male ed aiutarlo a raggiungere, dopo la sua morte, la vita eterna.
Questo è un conforto per quelle persone che hanno ricevuto da Dio il dono di vederli, di sentirli amici, di lavorare con loro, di mandarli a portar messaggi a persone vicine e anche lontane, addirittura in altri Continenti. Più avanti il lettore si renderà conto di quanto accaduto a Bartolomeo.
Un Angelo può all'improvviso prendere la figura di un uomo e cominciare a parlare. Noi pensiamo che sia un uomo, ma è un Angelo. Uno spirito celeste mandato da Dio sul nostro cammino. Ecco, a titolo d’esempio: un uomo sta per perire in un incidente e l'Angelo lo salva.
Purtroppo ci si dimentica di pregare gli Angeli; si va a cercare consigli chissà dove, magari da indovini, da maghe, da fattucchiere, per poi cadere nel baratro della disperazione, spendere un mucchio di soldi e diventare più insensati di prima.
Se gli Angeli non li preghiamo certamente non vengono ad aiutarci. L'Angelo non ha né simpatie né antipatie, è mandato dal Signore a guidarci affinché noi non smarriamo la retta via.
Riguardoso verso i suoi potenziali lettori che nei precedenti racconti di vita, molto hanno saputo tributargli, vorrebbe che quest’altra cronistoria, non apparisse uno di quei ritratti egregiamente incorniciati, carichi di se, ma venisse interpretata con gli stessi valori enfatici di colui che, una volta nella sua vita, prova ad innalzarsi al Divino e ai suoi Angeli.
Bianca. Un’amica telematica, sua fanatica lettrice, laureata in lettere e filosofia, sostiene di udire la voce di colui che scrive, conferendogli, così, l’appellativo di cantastorie. E per logica: statelo a sentire…!!
* * *
Quella tarda mattina di primavera, dell’anno ‘77, Bartolomeo era stato uno degli ultimi passeggeri ad essersi imbarcato a bordo di un Jumbo 747, operante sulla tratta Roma-New York. Il posto destinatogli al check-in era il primo dei quattro, sulla destra della fusoliera, lato corridoio. Era una sua abitudine, oramai, fare richiesta di quel particolare sedile, poiché, una volta chiuso il portellone, avrebbe avuto maggior possibilità di stendere le sue lunghe gambe. Ma proprio la poltrona di cui viene fatto segno d’intesa, risultava essere occupata da un distinto passeggero e prima di rivolgersi ad un’assistente di volo, dà un’occhiata alla sua carta d’imbarco.
Non faceva una grinza: lato corridoio, lettera “A”, posto N° 4. Attrae su di sé l’attenzione del passeggero, immerso già nella lettura di un libro, pregandolo di spostarsi nel sedile sotto l’oblò. Lui, in un ottimo inglese, dà garanzia che quel posto corrispondeva ai dati registrati sulla sua carta d’imbarco.
A quel punto si rivolge al personale di bordo, evidenziando, se così possiamo definirlo, lo spiacevole disguido. Presa visione della carta d’imbarco del distinto passeggero, vede l’hostess attaccarsi al telefono e chiamare la collega responsabile di quel boarding gate.
Bartolomeo, riesce a malapena a udire alcune parole espresse sotto voce dall’hostess di bordo, che poco convinta gira fra le dita la carta d’imbarco dello strano passeggero:
«È ancora nella piazzola di sosta il Boeing 747 per Rio?» Ma, per il filo di voce che viene fuori dalla cornetta, Bartolomeo non ha maniera di ascoltare il lungo interloquire della Ground Hostess, tuttavia gli è chiaro il concetto della propria assistente di volo:
«Ah, bene! Dite al comandante che non si muova, forse abbiamo risolto il problema».
Fatto ritorno presso i sopraindicati posti a sedere, la giovane Hostess, invita il passeggero a prendere il proprio bagaglio a mano e seguirla, aggiungendo in inglese:
«You’re getting a wrong flight, Sir! We are ready to take off to New York, no to Rio de Janeiro.» precisando che il bagaglio posto nella stiva gli sarebbe stato inoltrato all’air Terminal di Rio. Questi dando ad intendere d’aver capito, non proferisce risposta alcuna, tuttavia l’asseconda con un semplice movimento del capo.
Attraverso l’oblò, Bartolomeo, ha modo di osservare l’incedere indefinibile con cui lo strambo passeggero scendeva i gradini di quella scala che, per logici motivi, era stata riaccostata all’aereo.
Avuto luogo la procedura di decollaggio, e spentisi gli appositi segnali di divieto, la voce di un’assistente di volo tuona chiara:
«Il signor De Amicis, in volo per New York, è cortesemente pregato di prendere contatti con una assistente di volo».
Esibendo il proprio indice verso l’alto, Bartolomeo indica a colei che lo stava cercando la sua esatta posizione. Pochi secondi dopo, era stata la stessa hostess che aveva risolto il problema del posto a sedere ad averlo accostato, dicendo:
«Prenda i suoi effetti personali e mi segua. La nostra compagnia ha il piacere d’ospitarla in business class. Indicandogli, dieci passi più avanti, una spaziosa poltrona. Durante il volo Bartolomeo e la hostess si scambiano qualche loro idea circa quel passeggero che “erroneamente” si era imbarcato in un aereo diretto per gli Stati Uniti, anziché per l’altra America…
«Se ne incontrano tanti di strani passeggeri, ma uno così tonto non mi era mai capitato!!!» disse lei ironizzando.
Più tardi, Bartolomeo, è stato in grado d’appurare che un suo amico capo steward, proveniente dal Canada, lo aveva segnalato al collega pari grado. Ma dopo alcune ore di volo, a bordo di quell’aereo accade qualcosa di anomalo. Bart, così lo chiamano gli amici, era molto assorto nella lettura di un libro di Crichton, la cui trama fa il resoconto dell'inchiesta riguardante un incidente aereo in volo provocando tre morti e molti feriti.
Ma con la coda dell’occhio nota la figura del Comandante che, con rilevante concitazione, parla a mezza voce con il collega navigatore. Bart, chiude il libro e affila le orecchie. In questo gesticolare, gli sembra di capire che qualcosa stesse per prendere fuoco. Si cercavano degli estintori, nel mentre l’odore acre del fumo incominciava a percepirsi fra i passeggeri della business class.
Vede il Comandante togliersi la giacca e aperta una botola scrutare con un binocolo alcune parti meccaniche, probabilmente gli ingranaggi del carrello anteriore illuminati dalla torcia. Non soddisfatto di ciò, alza un’alta botola e, per un’angusta scaletta, va giù a toccare con mani non si sa che cosa. Pochi minuti dopo è il navigatore che va ad osservare che cosa era stato ad aver causato quel fumo.
Ma per buona sorte, al ritorno di quest’ultimo, Bart vede i due uomini confrontarsi con una certa serenità.
È plausibile che la lettura di alcune pagine di “Punto critico” avevano causato nel lettore una stato di palpabile ansietà…
«Sta poco bene, Mister De Amicis! Le servo una bibita?» dice la hostess posandogli una mano sulla spalla.
«Sì, grazie, volentieri!!» risponde l’apprensivo passeggero deglutendo asciutto.
Poi, approfittando del’atmosfera amichevole che si è venuta a creare tra lui e la donna, Bart appura che nonostante un paio di schiumogeni fossero stati svuotati, il cassonetto porta salviette continuava ad emanare sempre più fumo. L’imminente pericolo di una probabile esplosione era divenuto ormai tangibile. Quando la voce del comandante rende noto la variazione di rotta verso l’aeroporto di Dublino, e qualora fosse stato necessario avrebbe effettuato un ammaraggio nelle coste occidentali irlandesi. Era stata quella la prima volta in vita sua che Bartolomeo aveva invocato l’aiuto del suo Angelo Custode.
Malgrado ciò, non gli è sembrato proprio il caso di drammatizzare, ma udendo le dritte date via telefono dallo stesso comandante, che invitava tutti i passeggeri ad indossare il giubbotto salvagente, la cosa gli parve molto più grave di quanto il suo acume potesse concepire...
Quando finalmente all’aeroporto di Dublino l’aereo ha toccato la pista, i passeggeri impauriti si sono trovati attorniati dall’imponente presenza degli automezzi dei vigili del fuoco. E proprio in quel preciso istante si propagarono le fiamme causate da un cicca di sigaretta gettata li, da uno sciagurato passeggero.
Il viaggio ha proseguito su un Boeing 747, di proprietà di una compagnia aerea in pool con quella con cui avevano effettuato circa un terzo del volo.
* * *
Non aveva compiuti ancora i suoi 40 anni, Bartolomeo e, con moglie e tre figli, abitava a Roma da circa un decennio. In una grande sala di un antico palazzo del centro storico di Palermo, era stato allestito un vernissage.
L’artista, – Guttusiano per eccellenza – era amico e collega di lavoro dell’ormai noto personaggio principale del racconto. Tutto era pronto per l’inaugurazione. Bartolomeo, avrebbe dovuto presenziare per dare un sostegno fisico all’insigne maestro, e per il suddetto spostamento si era prenotato un posto su di un volo domestico sulla tratta Fiumicino-Puntaraisi. Ma proprio quel tardo pomeriggio accade uno sgradevole, quanto inatteso, evento: viene a mancare la corrente elettrica e in compagnia di un altro inquilino, mai incontrato, rimane ingabbiato in ascensore al 5° piano di un edificio relativamente vecchio. Lo sferrare calci alle due mezze bussole, non era, certo, il rimedio migliore.
«Perché è così insofferente?!» chiede il suo compagno di sventura.
«Non un minuto più tardi delle ore 20.15, devo effettuare il check-in per Palermo, laddove domattina dovrò presenziare ad una mostra» risponde Bart.
«Quella di Fontana!» esclama questi.
«Sì! Lo conosce!?»
«Certo! siamo stati colleghi, lavorando entrambi per Mondadori come grafici pubblicitari.» risponde lui.
I due sono rimasti segregati in quella scatola per circa due ore. Quando giunse il tecnico ascensorista, il volo di Burt era bello e decollato….
Uscito che era stato da lì, si affretta a telefonare al suo amico Beppe, esponendo le ragioni per la mancata partenza. L’amico pittore, invece, lo tranquillizza dicendogli che si era incontrato casualmente con un suo ex collega di lavoro dei tempi in cui prestava servizio per Mondadori, il quale si sarebbe fermato a Palermo per il perdurare della mostra…
Se l’arresto dell’ascensore, – venutosi a verificare per la mancanza della corrente elettrica – è da considerarsi un caso fortuito, che ne pensate voi lettori della presenza di quell’uomo, rimasto anche lui chiuso al buio, il quale dieci minuti dopo essersi separato da Bartolomeo era nel capoluogo siciliano in compagnia del Maestro Fontana??!!!…
…Il volo AZ 112 del venerdì 5 maggio del 1972, registrato in ambienti aeronautici come Aeromobile Douglas DC-8 I-DIWB, alle ore 22.23, durante la procedura di atterraggio, era andato a schiantarsi contro il crinale di Montagna Longa.
Fra i 125 passeggeri, personale di volo compreso, non vi era stato nessun superstite. Bartolomeo, si sarebbe dovuto imbarcare proprio su quel volo... Sono stati in molti coloro che vollero conferirgli l’appellativo di uomo miracolato…
* * *
Erano trascorsi ben 38 anni da quel fatto. Il 19 gennaio 2010, ore 14.00 in punto, Bart, era rimasto solo in casa, sua moglie si era recata ai grandi centri commerciali per effettuare degli acquisti.
Aveva arrestato il personal computer e, appoggiate la mani sul ripiano della scrivania, si accingeva a darsi la solita spinta che gli facilitasse l’accostarsi, in maggior misura, al letto con la sua particolare sedia…
In quel momento ha avuto la sensazione d’essere stato pugnalato alla schiena. Ma il bruciore, più che dolore, si espande anche allo sterno e ad entrambe le braccia.
A quel punto non è stato difficile per Bartolomeo diagnosticare il suo malore, Si è reso subito conto che era stato colpito da infarto al miocardio. Le sue forze si sono subito rivelate insufficienti per distendersi a letto. Ed ecco che, per la seconda volta in vita sua, implora l’aiuto del suo Angelo Custode, chiedendogli:
«Angelo mio! Fai che io muoia in piedi come un eroe, ma sia fatta la Tua volontà prima d’ogni cosa».
La grande finestra a vetri che dà sul giardino, era rigorosamente chiusa e la tenda, se pur trasparente, riparava dal sole la sua camera studio.
In quei momenti, – nella stessa maniera in cui il velista effettua la strambata – osserva i due teli dalla tenda dilatarsi verso l’interno dalla stanza, facendo sì che i suoi occhi si beassero dell’immagine iconografica che ognuno di noi ha potuto osservare sui libri. E, come quella mamma che solleva il proprio bimbo per adagiarlo nella culla, avverte d’essere stato disteso a letto. Dolorante, Bart, e con un filo di voce, telefona alla propria moglie. Avviene un breve dialogo fra Bart ed il suo Angelo Custode…
[«Non è la prima volta che, per volere del Padre, ti salvo da triste fine, e tu non l’hai capito»]. Si è udito una voce dire:
«Siamo noi!» Era la signora De Amicis, moglie di Bartolomeo, con a seguito l’ambulanza e il medico di famiglia, ad essere entrati in casa di gran corsa... E proprio come colui che si desta da un sogno, scompare quell’Angelica figura…
«Uhm…!» esclama una delle due infermiere, manifestando stupore. «Che profumo soave che emana questo ambiente!!» invitando le altre sei persone ad annusare l’aria, anche se loro non hanno avuto lo stesso privilegio che Bartolomeo aveva avuto per ben tre volte…
«Io non sento nessun odore!» asserirono gli altri di comune accordo ciondolando il capo.
La corsa verso l’ospedale, con codice rosso e a sirena spiegata, ha avuto la durata di circa 20 minuti e l’intervento invasivo era stato fulmineo quanto positivo…
«Lo abbiamo acciuffato per i capelli giusto in tempo. Un quarantenne non l’avrebbe superato!!» disse il cardiologo il giorno successivo parlando con il suo paziente…
Breve epilogo
Andando per ordine cronologico, e a fronte di quanto suesposto, nulla vieta di lasciar prendere in considerazione che in quell’incidente ferroviario narrato nel primo racconto dal titolo “Welcome to Palermo, Sir!” in cui perirono due giovani marine americani, mentre “little john”, ragazzetto di appena nove anni ne è uscito illeso, non vi sembra che anche quest’altro caso, dove una giovane vita non viene spezzata, sia d’attribuirsi allo stesso Angelo Custode!? “Non è vero, ma ci credo!!” direbbe ancora una volta Benedetto Croce…
Mentre volendo riflettere su ciò che era accaduto a bordo del jumbo 747, in partenza per gli USA, (lo scrivente fa riferimento allo strano passeggero, non alle fiamme sprigionatesi in fase di atterraggio) qual era il progetto di quell’Angelo in abito di lino bianco, mai invocato da Bartolomeo!? E che cosa aveva detto questi all’assistente di volo quando era stato accompagnato giù alla piazzola di sosta dell’altro aereo!?, la quale facendo ritorno a bordo si era precipitata in cabina di pilotaggio a confabulare con il comandante che, senza mezzi termini, ha imposto ai suoi collaboratori di chiudere il portellone e requisire i passaporti di tutti passeggeri!? Restituendoli, s’intende, dopo un accurato controllo…
Bartolomeo: ha avuto ancora modo di viaggiare con la stessa assistente di volo, ma avendo posto qualche domanda circa il “tonto passeggero” (da lei così definito) nulla era trapelato dalla sua bocca…
Beh! A parte che ognuno di noi ha il proprio destino, le coincidenze, a volte, sono i segnali misteriosi che ci dà la vita, ai quali bisogna credere… Io ci ho creduto! E Voi?
Ad maiora.
g.d′
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