Lu sdegnu fa poesia.
Nu'
chiamàtimi poeta, vi scungiuru,
s'astùta
com'un lampu, v'assicuru.
Èssiri
poeta è 'na cosa seria,
nasci
cu' lu spiritu, no cu' la materia.
Occupa
la menti d'un vecchiu vagabùnnu,
lu
tempu passa, e mancu mi nn’addùgnu.
Dopu
avirla scritta, la lèggiu e ci ripensu,
e
trovu c'havi un sensu, senza sensu…
La cambiali.
Quannu
l'omu nasci 'nta 'stu munnu,
firma
'na cambiali senza data.
Lu
Patri Eternu la jietta 'nta lu funnu,
comu
si l'avissi già scurdata.
Si
sulleva 'ncelu, lu chiàntu di duluri,
pir
sta scadenza, nun esistinu favùri …
Ogni
jiornu chiama San Filici,
e
senza ripinsaricci cci dici:
“Levati
‘st’occhiali,
e
pigghia un pugnu di 'sti cambiali.
Si
su’ vecchi, picciotti,
poviri o ricchi nu' ti curari,
poviri o ricchi nu' ti curari,
'a
cambiali è scaduta, e s'hav' a pagari.”
Il barbone e la bambina.
Alla Scala sognavo giacendo supino,
di Cartier ingioiellate le signore.
Le spalle adorne di bianco ermellino,
opulenza ostentata d’immane squallore.…
Nomade lei, sordida, denutrita,
un soldo supplicò p’aver sostanza.
Del mendicar fatto n’avea ragion di vita,
snobbata venne ancor, senza creanza.
Ma nobile d’animo un barbone,
compié la parte da leone…
E su quel volto di mestizia intriso,
una lacrima fluì dietro un sorriso.
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Pianeta terra. Ultimo atto.
Valicati
del pianeta i suoi confini,
mi ritrovai vetusto a fin d’un atto,
in un teatro di astuti “Giacobini”,
rei confessi di singolar misfatto…
mi ritrovai vetusto a fin d’un atto,
in un teatro di astuti “Giacobini”,
rei confessi di singolar misfatto…
Oh…
!!! Amorfa terra mia
dai tuoi color privata,
e tu nefasta stirpe altrove interessata…
Vorace gotha dalla fantasia malsana,
ultima specie della razza umana…
dai tuoi color privata,
e tu nefasta stirpe altrove interessata…
Vorace gotha dalla fantasia malsana,
ultima specie della razza umana…
Un
mondo in rovina orbitante a catafascio,
e qui disorientato il poetar tralascio,
come sulla mia pelle fustigata,
il sale, si…!!!, m’avete fatto male…
e qui disorientato il poetar tralascio,
come sulla mia pelle fustigata,
il sale, si…!!!, m’avete fatto male…
Or
dipingendo la tua anima con zelo,
ancor m’illudo d’esser errabondo
e ad un passo dall’arcano celo,
con gli occhi di un bambino guardo il
mondo.
ancor m’illudo d’esser errabondo
e ad un passo dall’arcano celo,
con gli occhi di un bambino guardo il
mondo.
Tradir per noia…
D’amor
viss’io schivo d’affanni,
alieno
da illusori protocolli
né
di fallaci né plateali inganni,
del
suo amor ancor saziar mi volli.
Ardea
il cor di gran desio feroce,
mentre
il gioir estinguea l’ardore
in
quel delirio ansante ancor più atroce
del
corpo suo ne percepii il sapore…
Quando
dallo squallido ansimar fingea,
e
sotto il fluttuar mio più non godea,
allor
m’avvidi d’essere tradito
puntando
dritto a lei in petto il dito.
E
lì usar non seppi indifferenza,
il
rancor prevalse alla ragione,
colmarla
in fin decisi di clemenza
col
volto mio atteggiato all’occasione.
Cagionate
da discolpe sue meschine,
dei
miei miglior gioir vidi la fine.
Oh!…
tu crudele, avversa sorte,
alla
vita mi strappasti con la morte.
Un sogno per volare.
Un anelito buttato lì, in attesa che fiorisca
e come quelli già trascorsi s’innamora.
Quel timido prodigio ne gioisca,
di un altro amore il senso n’assapora.
Muore e rinasce in una nuova forma,
nel flusso di molteplici esistenze.
Custodendo in sé il tributo di una norma,
in cambio di tollerate sofferenze.
…S'apre la scena sui ruderi di un tempo andato,
che non è più neanche cartolina.
L’immagine sfiorita di un passato,
e il ricordo d’esser stata una bambina.